Interno della galleria dell'Antro della Sibilla Foto © Antonella Verdolino |
Il mistero dell'Antro della Sibilla
A Cuma, nella zona dei Campi Flegrei in
provincia di Napoli esiste una misteriosa galleria scavata in una
montagna che presenta sconcertanti analogie con la piramide Maya di
Palenque
In termini turistici l'Antro della
Sibilla è un apprezzato sito archeologico che sorge sulla sommità
di una collina vulcanica; si tratta dell'acropoli di Cuma, a
Pozzuoli, in provincia di Napoli. Questo sito non solo è importante
perché è la colonia greca più antica d'Italia: la sua origine
infatti risalirebbe al IX-VIII BCE, quando una colonia di calcidiesi
provenienti dall'isola Eubea si stanziarono su questa superficie già
abitata da popolazioni autoctone più arretrate. Ma un altro motivo
che rende importante questo posto è il cosiddetto Antro, il luogo in
cui vaticinava la Sibilla Cumana. Questa enigmatica grotta a forma di
trapezio è stata attribuita appunto alla residenza (o "al posto
di lavoro") della celeberrima Sibilla Cumana, consacrata al dio
Apollo: si dice che questa antica sacerdotessa, le cui origini si
perdono nel mito, prevedesse il futuro rispondendo in modo enigmatico
e ambiguo ai quesiti degli antichi guerrieri, greci ma anche romani,
che le sottoponevano prima di partire per la guerra. Da lei non a
caso deriva il termine "sibillino". Ufficialmente la
galleria sarebbe stata realizzata dagli antichi Greci e poi dai già
citati Romani, venendo prodotta in due periodi: il primo tra il VI e
il V secolo BCE quando furono scavati in un tufo molto duro la
galleria e la sala dell'oracolo; poi successivamente, nel IV-III
secolo BCE, fu modificata e ampliata.
Un'altra ipotesi attribuisce l'origine
della grotta a tempi più recenti, in quanto qualche archeologo dice
essere stata scavata al tempo della Seconda Guerra Mondiale allo
scopo di usarla come bunker o deposito di munizioni.
Una riflessione però ci viene in
mente: che siano stati i Romani o i Nazisti, perché prendersi il
disturbo di scavare a forma di trapezio invece che una semplice
galleria a sezione rettangolare? Di certo guardando l'Antro nel suo
insieme non ha molto lo styling dell'architettura romana! Infatti da
una attenta analisi si può notare una sorprendente analogia con la
galleria che conduce alla celeberrima tomba sotto la piramide Maya
del re Pacal, a Palenque in Messico. La cosa sarebbe già clamorosa
di per sé: tuttavia questo non è l'unico esempio, ben altri sono i
siti archeologici nel mondo in cui sono state riscontrate le
similitudini con questo monumento. Ricordiamo ad esempio le porte a
trapezio delle tombe etrusche, in Toscana e Lazio, anch'esse alquanto
misteriose, o addirittura il nostro pensiero va a quelle mura
megalitiche del popolo inca a Cusco e a Ollantaytambo in Perù. Cosa
assai strana, se si pensa che tutte queste popolazioni antiche erano
distanti tra loro migliaia di chilometri ma con una cosa in comune
così peculiare come la "porta a trapezio".
Ancora oggi diversi ricercatori tentano di capire quale fosse il reale significato del trapezio azzardando ogni tanto varie ipotesi...in realtà la spiegazione esiste ed è chiara, ma per adesso non è questa sede per spiegarlo. Entrando nella grotta, alta cinque metri, larga due e mezzo e lunga circa 131 m, si nota che sulla parete destra si aprono nove aperture anch'esse a forma di trapezio, mentre a un certo punto si vede impressa sul muro una profonda impronta di una mano scavata nella roccia. Verso la metà del corridoio sulla sinistra si trova un'apertura di forma quadrata con tre bracci disposti a croce anch'essi trapezoidali. Queste tre aperture sono poste più in basso e vi si accede da una piccola scala posta sulla sinistra di ogni sala ma oggi sbarrata. In fondo alle sale si trovano delle vasche che ricordano vagamente dei sarcofagi ma di dimensioni molto più ridotte. Poco più avanti, sempre sulla sinistra, si apre quella che sembra essere una piccola stanza larga pochissimi metri quadri e alta circa 1,60 m, con all'interno una sorta di singolarissimo "divanetto" angolare in pietra. Arrivando poi sul fondo della galleria si entra in una sala quadrata attraverso un arco, ma stavolta a sesto tondo: e subito sulla sinistra si accede, sempre attraverso un arco tondo ma più basso del precedente, in quella che dovrebbe essere la stanza dell'oracolo, anche qui con tre archetti tondi disposti a croce. Ad una persona che accede nella prima stanza e guarda verso l'oracolo ha subito l'impressione di trovarsi di fronte a un'anticamera e che la galleria continui attraverso queste tre porte, ma subito ci si rende conto che questi ultimi sono chiusi, come se degli enormi blocchi cubici ostacolassero l'accesso in queste porte. Magari qualche camera segreta o addirittura altri corridoi che condurrebbero chissà dove. Forse il famoso accesso agli inferi che il poeta Virgilio racconta nella sua famosissima Eneide.
Ancora oggi diversi ricercatori tentano di capire quale fosse il reale significato del trapezio azzardando ogni tanto varie ipotesi...in realtà la spiegazione esiste ed è chiara, ma per adesso non è questa sede per spiegarlo. Entrando nella grotta, alta cinque metri, larga due e mezzo e lunga circa 131 m, si nota che sulla parete destra si aprono nove aperture anch'esse a forma di trapezio, mentre a un certo punto si vede impressa sul muro una profonda impronta di una mano scavata nella roccia. Verso la metà del corridoio sulla sinistra si trova un'apertura di forma quadrata con tre bracci disposti a croce anch'essi trapezoidali. Queste tre aperture sono poste più in basso e vi si accede da una piccola scala posta sulla sinistra di ogni sala ma oggi sbarrata. In fondo alle sale si trovano delle vasche che ricordano vagamente dei sarcofagi ma di dimensioni molto più ridotte. Poco più avanti, sempre sulla sinistra, si apre quella che sembra essere una piccola stanza larga pochissimi metri quadri e alta circa 1,60 m, con all'interno una sorta di singolarissimo "divanetto" angolare in pietra. Arrivando poi sul fondo della galleria si entra in una sala quadrata attraverso un arco, ma stavolta a sesto tondo: e subito sulla sinistra si accede, sempre attraverso un arco tondo ma più basso del precedente, in quella che dovrebbe essere la stanza dell'oracolo, anche qui con tre archetti tondi disposti a croce. Ad una persona che accede nella prima stanza e guarda verso l'oracolo ha subito l'impressione di trovarsi di fronte a un'anticamera e che la galleria continui attraverso queste tre porte, ma subito ci si rende conto che questi ultimi sono chiusi, come se degli enormi blocchi cubici ostacolassero l'accesso in queste porte. Magari qualche camera segreta o addirittura altri corridoi che condurrebbero chissà dove. Forse il famoso accesso agli inferi che il poeta Virgilio racconta nella sua famosissima Eneide.
Come già accennato prima, guardando la
grotta del sarcofago di Pacal è molto simile nella forma all'Antro
della Sibilla.
Tutta la zona dei Campi Flegrei è
connessa al mito degli inferi e dell'Ade. Il vicinissimo Lago
d'Averno per i classici celava l'ingresso al Tartaro, l'oltretomba
dei popoli greco-romani. Non a caso Virgilio manda qui il suo eroe
Enea per incontrare il padre Anchise nei Campi Elisi; e forse non a
caso sotto il livello dell'Antro esiste la Cripta Romana,
un'incredibile esempio di architettura e di ingegneria sotterranea
che collega la zona di Cuma proprio al Lago d'Averno, congiungendosi
alla Grotta di Cocceio. Il tunnel è esplorato per 180 metri, ma
oltre i detriti potrebbe proseguire ancora, inesplorato.
Cuma è un posto fantastico e fuori
dal mondo, ma c'è un altro luogo famosissimo che presenta un tipo di
architettura a forma di trapezio. Questo strano stile si trova
all'interno della grande Piramide di Cheope in Egitto, nella
silouette della Grande Galleria. E non basta: qui si trova, nella
Camera della Regina, una specie di porta trapezoidale sulla parete
formata dagli stessi massi della piramide. Quest'ultima presenta
similitudini con un'altra porta in un sito archeologico Maya a
Xocicalco in Messico.
La Grande Galleria della Piramide di
Cheope mostra chiaramente l'architettura a trapezio.La Camera della
Regina sempre nella Piramide di Cheope mostra questa strana apertura
trapezoidale-piramidale in una parete verticale.A Xocicalco, in
Messico, i Maya costruirono un tempio con la stessa identica apertura
trapezoidale presente a Giza.
. Cosa poteva unire Cuma con la cultura
maya, con quella egizia e a quella inca? Sicuramente è esistita un'unica cultura molto antica che ha realizzato lo
stesso tipo di architettura in tutti questi luoghi del mondo,
un'architettura di tipo megalitico edificata da una civiltà che
fosse a conoscenza di tecniche avanzate; un'antica civiltà che ha
dato origine alla metafora di Atlantide. Considerando questa possibilità e
il perché proprio qui scavare la grotta, ci viene da pensare che a
ovest, a pochi chilometri dal complesso archeologico, si trova
l'isola di Ischia, in cui si troverebbe uno degli ingressi per il
mondo sotterraneo. Proprio nei Campi Flegrei si parla su alcuni
documenti dei secoli passati del misterioso popolo dei Cimmeri citati
anche da Omero nell'Odissea. Questo popolo era legato al mondo
sotterraneo Flegreo, antichi abitanti della zona cumana che vivevano
nel sottosuolo molto tempo prima che vi arrivassero i Greci e i
Romani. Gli stessi sono citati anche da Strabone, che li descrive
come una popolazione che viveva in "case sotto il suolo chiamate
argille e attraverso le gallerie si visitavano l'un l'altro" -
una tipologia abitativa che ricorda gli indiani Anasazi degli Stati
Uniti e le città delle fate della Cappadocia in Turchia - e che gli
antichi identificavano con i morti che uscivano dall'Ade. Quindi è
probabile che gli stessi, magari proprio entrando dall'Antro della
Sibilla o forse da un luogo lì vicino, giungessero fino ad Ischia e
da lì spingendosi in luoghi più lontani attraverso altre
ramificazioni. Forse proprio dietro le ipotetiche porte della sala
dell'oracolo si potrebbe celare uno degli ingressi a questo
misterioso mondo sotterraneo…
di Antonella Verdolino
Foto © Antonella Verdolino